mercoledì 29 ottobre 2008

comunicato primo

L'ONDA ANOMALA ARRIVA ANCHE A REGGIO!

Appello per tracciare profili di lotta e mobilitazione contro la legge 133 e il ddl Gelmini


Abbiamo visto in queste settimane una mobilitazione generalizzata attraversare il mondo della formazione, dalle scuole primarie alle università; una mobilitazione non ideologica, partita al di fuori dei dogmatismi di partiti e organizzazioni sindacali, durante la quale decine di migliaia di studenti, docenti, ricercatori, assegnisti, genitori, precari della formazione sono scesi in piazza per bloccare queste scellerate leggi dei ministri Gelmini e Tremonti.

Reggio Emilia è stata solo in parte toccata da questa ondata di travolgenti mobilitazioni selvagge e incontrollate, molto è ancora da fare.

La giornata di oggi, con il blocco della didattica, vuole essere un primo momento di scambio di saperi ed autoformazione sulle conseguenze che la legge 133/2008 (dei ministri Tremonti e Gelmini) provocherà al mondo dell'università e della ricerca a Reggio Emilia e nel contesto nazionale.

Ad una prima lettura della legge già si intuisce il tragico disegno tracciato dal governo Berlusconi e dai suoi ministri per l'Università pubblica, disegno che per il momento viaggia lungo tre direttrici principali:

  1. Taglio di 1,5 miliardi di euro in 5 anni agli FFO (fondi di finanziamento ordinario) percepiti dalle università pubbliche;

  2. Blocco del turn-over docenti/ricercatori, ovvero per ogni 10 docenti che andranno in pensione solo 2 ricercatori vedranno assegnarsi la cattedra;

  3. Possibilità di trasformare le università pubbliche in fondazioni di diritto private, minando così alla base la libertà della didattica e della ricerca.


Questo decreto dà l'ultima spallata all'università pubblica, già malridotta da decenni di tagli, di riforme (da Berlinguer alla Moratti), di predominanza degli interessi economici a scapito di didattica e ricerca, del processo di finanziamento di privati alle facoltà in difficoltà economica.

Questo processo è ben evidente anche nelle nostre facoltà, la maggior parte dei ricercatori vive si borse di ricerca provenienti dai privati; l'aula magna si chiama Manodori come la fondazione reggiana azionista di maggioranza di Capitalia e Unicredit e gli esempi non si fermano certo qui.

La crisi economica di questi ultimi mesi ha soltanto accelerato questo processo bipartisan (perseguito indiscriminatamente da governi di centrodestra e centrosinistra) e tutto italiano: quando c'è crisi le prime spese da tagliare sono quelle per la scuola, l'università, la ricerca e la sanità.

Mentre Berlusconi e Tremonti annunciano cospicui finanziamenti alle banche, tagliano i finanziamenti alla formazione ed alla ricerca.

Quello che ci chiedono ora, insomma, è di sobbarcarci il peso economico delle perdite causate da questa crisi finanziaria, mentre per anni le ricchezze sono state redistribuite tra pochi.

Per questo nessuno slogan è più efficace di quello partito dalle facoltà della Sapienza di Roma:


NON SAREMO NOI A PAGARE LA VOSTA CRISI!


Ciò che è necessario, anche per le nostre facoltà della ex Casema Zucchi, è creare mobilitazione e assemblea permanente (con studenti, ricercatori e docenti) contro la 133 e il ddl Gelmini, attraverso momenti di autoformazione, assemblee di confronto sull'università che vorremmo, ma anche di azione, di messa in crisi della tranquillità di questa città, per far emergere il nostro dissenso in modo radicale e creativo, gioioso e determinato.

3 commenti:

Federico ha detto...

SIAMO BELLISSIMI!!!

relive@re ha detto...

Io ho dubitato molto nel pomeriggio di ieri. Sono andata a casa un po' delusa e incazzata. L'ho detto anche ad alcuni. Si parla tanto di Democrazia ma non l'ho vista proprio là in mezzo. è il modo migliore per allontanare la gente certi atteggiamenti caldi. Così non coinvolgeremo proprio nessuno. Spero che il tutto migliorerà giorno per giorno. Comunque la battaglia inizia solo ora, sarà lunga. L'informazione deve essere estesa a tutta la città. E non parlo di volantini. La gente, certa gente spesso si fida solo di persone autorevoli purtroppo, è per questo che bisogna continuare a coinvolgere i docenti universitari. Tuttti i giorni, comunicare con internet, con le tv locali, con i giornali e faccia a faccia. Dobbiamo essere convincenti sennò gli indecisi quando sarà ora del referendum se ne resteranno a casa o voteranno contro influenzati dai medias. "Perchè infondo...chissenefrega diranno...il grembiule, la maestra unica, c'è crisi bisogna tagliare." Dobbiamo cambiare l'idea della gente. L'abbiamo visto dal filmato intervista che qualcuno di voi ha fatto. Dalle due ragazzine che in due facevano un cervello, dal vecchio convinto che le maestre avranno stipendi premio di 7.000mila euro e che non verrà licenziato nessuno, da quella ragazza bionda contro perchè lei deve essere contro a priori perchè ha votato berlusconi e a sinistra non ci andrà mai. Fare capire alla gente che non è questione di estremismi e di partito.
ps. Il nome del blog io lo cambierei "onda anomala" perchè? Un po' errato l'uso delle due parole. Significa che siamo/siete controcorrente rispetto a cosa?

annalisa ha detto...

non siamo qui per fare polemiche ma per costruire insieme da zero.
L' onda anomala è il concetto di tante ondine che indipendentemente e sparse si muovono e creano una grande onda, una moltitudine fatta di soggetti.
non è obbligatorio appoggiarsi a questo blog se non si è d'accordo.